L'auto elettrica è spesso dipinta come l'unica strada verso una mobilità sostenibile e un futuro green. Tuttavia, per quanto l'idea sia affascinante, ritengo che l'entusiasmo nasconda delle criticità profonde che riguardano la nostra economia, la nostra etica e l'ambiente stesso. È il momento di guardare oltre la narrativa dominante.

Il Muro Economico: Costi Reali e Accessibilità

Il primo ostacolo è prettamente economico. Sebbene i governi offrano incentivi, l'acquisto iniziale di un veicolo elettrico rimane un investimento significativo, spesso proibitivo per la maggior parte delle famiglie.

• Costo della Batteria: Il componente più costoso del veicolo è la batteria. La sua sostituzione, una spesa inevitabile nel tempo, può equivalere al valore residuo dell'auto stessa.
• Aumento del Carico Elettrico: Passare a una flotta completamente elettrica richiede un enorme potenziamento della rete elettrica nazionale, un costo che inevitabilmente si riverserà sul consumatore, sia attraverso le tasse che con l'aumento delle bollette.
• Svalutazione: La tecnologia delle batterie evolve rapidamente, il che solleva dubbi sulla svalutazione a lungo termine dei modelli attuali, rendendo l'investimento più rischioso.

 Il Peso Etico: Estrazione, Sfruttamento e Geopolitica

Qui l'argomento diventa eticamente spinoso. Le batterie agli ioni di litio necessitano di materie prime critiche come litio, cobalto e nichel.

• Sfruttamento Minerario: L'estrazione di queste risorse è spesso legata a gravi impatti ambientali (enorme consumo idrico, inquinamento del suolo) e a condizioni di lavoro disumane in paesi in via di sviluppo (soprattutto per il cobalto in Congo). L'auto elettrica, in questo senso, sposta semplicemente l'inquinamento e lo sfruttamento dai tubi di scarico alle miniere.
• Dipendenza Geopolitica: La catena di approvvigionamento di queste materie prime è fortemente concentrata in poche nazioni, creando una nuova e pericolosa dipendenza geopolitica e minando la sicurezza energetica dei paesi occidentali.
• Smaltimento Difficile: La gestione e il riciclo delle batterie a fine vita è ancora un processo costoso, inefficiente e tecnologicamente immaturo. Lo smaltimento improprio rappresenta una minaccia ambientale non indifferente.

La Falsa Promessa Ambientale: L'Impronta di Carbonio Totale

L'auto elettrica viene promossa come veicolo a zero emissioni, ma questa affermazione è valida solo dopo che l'auto esce dalla fabbrica. Dobbiamo considerare l'intero ciclo di vita del veicolo.

• Produzione della Batteria: La fase di produzione della batteria è estremamente energivora e ad alta intensità di carbonio. Studi indicano che, a seconda della dimensione della batteria, un'auto elettrica inizia la sua vita con un'impronta di carbonio iniziale significativamente più alta di un veicolo a combustione.
• Mix Energetico: L'impatto ambientale di un'auto elettrica dipende interamente dalla fonte di elettricità utilizzata per ricaricarla. Se l'energia proviene prevalentemente da centrali a carbone o gas, l'auto è solo un veicolo a carbone camuffato.

• Emissioni Nascoste: Anche se l'auto fosse ricaricata con energia rinnovabile, non possiamo ignorare l'impatto della produzione, del trasporto e dell'installazione di pannelli solari ed turbine eoliche.

Conclusioni: Serve un Approccio Olistico

Non nego la necessità di ridurre le emissioni, ma credo che l'auto elettrica non sia la panacea che ci viene proposta. Spostare la dipendenza dal petrolio al cobalto, o l'inquinamento dalle città alle miniere, non è una soluzione, ma una delocalizzazione dei problemi.

Abbiamo bisogno di un approccio più onesto e olistico che guardi alla vera sostenibilità: investire nella ricerca di tecnologie alternative (come l'idrogeno o i carburanti sintetici a zero impatto), e soprattutto, ripensare la mobilità nel suo complesso dando priorità ai trasporti pubblici, alla condivisione e alle infrastrutture ciclabili.

Finché l'auto elettrica non risolverà il suo problema etico-economico-ambientale alla radice, rimarrò scettico.

                                         Nicola Zangiacomi